VELOCITA’ MITO E DOLORE By MARIO ZACCHERINI

Una delle cose più sorprendenti, almeno per me, è stato ricevere una mail contenente la domanda “esiste veramente il culto del Dio Pitone?” “se si, si può collegare al movimento futurista?”.

Probabilmente è stata scritta da un mio amico e, tra parentesi, non ho mai parlato del Pitone (simbolo fallico), ma del Dio Pistone (simbolo lunare).

Per quanto riguarda il Futurismo….mettetevi le cinture perché oggi voleremo molto in alto, talmente in alto dove i Pistoncini non avrebbero il coraggio di andare.

La scoperta è (quasi) da premio Nobel perché finalmente siamo riusciti a trovare, oltre alle origini religiose, anche quelle culturali della microscopica pattuglia di imolesi che pretende il silenzio dei cittadini, il non rispetto delle Leggi, l’osservanza assoluta ai dettami del Dio Pistone (ovvero l’esaltazione, già nelle scuole, della velocità) e il pagamento per i loro divertimenti.

Sono pochi, ma agguerriti e non perdono occasione per affermare che “loro sono loro e noi non siamo nulla!”

La velocità non deve avere ostacoli!

La velocità non fa male!

La velocità è il nostro futuro!

La velocità deve essere insegnata ai bambini!

Esattamente le stesse cose proclamate da un movimento culturale morto, che appoggiò un movimento politico morto tanto tempo fa.

Parole che ritroviamo nel Manifesto Futurista sul tema “La Nuova Religione-Morale della Velocità”.

Sorpresi? Penso di no! In fondo stiamo parlando di religione (Dio Pistone) e velocità (Autodromo)…tutto torna….purtroppo.

E chi ostacola la velocità………?

Chi non accetta le imposizioni dei Pistoncini?

Per loro, e siamo tanti, quale destino si prospetta?

Gli adepti del Dio Pistone, in maniera chiara e veloce affermano:

Bisogna perseguitare, frustare, torturare tutti coloro che peccano contro la velocità”.

Niente di meno!

In effetti è quello che sta accadendo mediante l’utilizzo di una certa dose di violenza verbale nei nostri confronti, della Costituzione e della Magistratura.

LA SCUOLA DEL DIO PISTONE

Questo paganesimo culturale sta cercando di inculcare nelle menti dei nostri bambini che non bisogna avere paura della velocità, perché è salutare, aiuta a crescere meglio, fa rimanere giovani.

Solo pochi anni addietro la scuola imolese era in prima linea nell’insegnare ai bambini che il verde è bene e vita, un bene da coltivare e tenere protetto in futuro da tutti coloro che vorrebbero cementificare il nostro destino.

Il Parco delle Acque Minerali e il Monte Castellaccio erano le cattedrali di questa religione buona e millenaria: la religione della Vita.

Oggi tutto questo non esiste: Assessori e parte degli insegnanti si sono piegati ai voleri dei sacerdoti Pistoniani, alimentando nelle menti e nei cuori dei piccoli (questo è il pericolo) il mito della velocità e dell’eterna giovinezza.

Ma il Dio Pistone non è un Dio misericordioso, è un Dio che pretende vite, dolori, lacrime e sangue.

Se fossi un insegnante o un Assessore (a parte che mai e poi mai mi farei fotografare con la Fedeli. Piuttosto con Berlusconi…eh, eh, eh, succederà, solo questione di tempo) insegnerei ai bambini che la velocità è un pericolo e, se proprio si vuole sfidarla, bisogna conoscere il tributo che spesso chiede.

Se fossi (e due) l’Assessore della scuola, oppure il Sindaco, vorrei talmente tanto bene ai bambini (non solo ai miei) che metterei una croce, o una lapide, in tutti i punti dove una vita si è spezzata e, almeno una volte all’anno, li porterei a riflettere su cosa è accaduto nel nostro impianto.

Facile trasformare Senna in un Barnum (siamo famosi nel mondo per un morto, non per un Premio Nobel), difficile ricordare che tutta la pista è insanguinata.

Ray Amm (1955), Harry Hinton Jr. (1959), Tommaso Piccirilli (1975), Pat Evans (1977) e dopo poche ore il pilota statunitense Randy Cleek , causa l’alta velocità del mezzo da lui pilotato, procurò la morte sua, di due compagni e di una famiglia lughese. In totale sei morti causa velocità elevata, Sauro Pazzaglia (1981), Guido Paci (1983), Lorenzo Ghiselli (1985), poi i decessi di piloti privati, oppure le “vite spezzate” come quella di Joan Lascorz, rimasto tetraplegico nel 2012.

Senza contare gli incidenti più o meno gravi e l’altissimo costo sociale in termini ospedalieri.

Anche l’automobilismo ha lasciato croci: facile ricordare Senna, più difficile Ratzenberger, quasi impossibile l’austriaco Reisch (1971).

Volutamente non parlo delle mini moto, ma ci sarebbe da scrivere…e non poco.

VIVA LA VITA

Se fossi l’Assessore della scuola mi boccerei perché ho iniziato per tre volte una frase con “se fossi”, ma se fossi un cittadino (guarda caso lo sono) scriverei tutta la mia indignazione verso un sistema che mercifica le vite e le anime di chi verrà dopo di noi.

Ai bambini, dopo avere fatto vedere gli effetti della velocità, spiegherei che vale la stessa regola delle sigarette, ovvero sai che fanno malissimo, ma se vuoi fumare sei libero di farlo.

Alla stessa maniera al nostro futuro direi che se vogliono rischiare sono liberi di farlo…….ma la velocità non è una religione, non è un mito, ma sempre e solo un rischio.

Viva il sole, viva i colori, viva la vita.

Ps

Se fossi un genitore, non fidandomi del Dio Pistone, della Fedeli e dei vari adepti, farei vedere ai miei bambini cosa può nascondersi dietro alla velocità.

Lo farei proprio!

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Mario Zaccherini

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  1. Deanna Zaccherini says:

    Mario, quanto hai scritto è di una gravità inaudita perché non solo provi, come al solito, di gettar fango sull’Autodromo, ma soprattutto tendi a minare la credibilità e l’operato degli Istituti imolesi.
    In nessuna Scuola viene inculcato agli studenti il mito della velocità per esaltare l’Autodromo, anzi, AVVIENE L’ESATTO CONTRARIO. Si parte dall’Autodromo per far capire alle nuove generazioni che la pista non è una “zona franca”, ma un luogo in cui, nonostante la velocità, esistono rigide regole da osservare, sia per la sicurezza, sia per il rispetto del prossimo. Regole che, se infrante, comportano sanzioni, anche molto pesanti, fino al ritiro della licenza. Si parte quindi dalla pista, luogo emozionale e con l’esempio dei loro beniamini, per insegnare ai giovani ad agire correttamente in strada: per la loro sicurezza e per quella altrui.
    Ripeto, hai espresso parole gravissime, prive di ogni fondamento. Parole per le quali, se fossi negli Assessori competenti, non esiterei a sporgere querela.

  2. admin says:

    Commento curioso, scrivo e argomento sul tema delle velocità, ed i propri effetti e tu mi parli di autodromo.
    Tranquillizzati, l’autodromo è solo il mezzo, ma il “mandante” è la velocità.
    Rido amaramente nel leggere che la pista è il punto di partenza per insegnare ai giovani ad agire correttamente in strada: teoria bislacca che riporta ai fondamentali del Futurismo con i vari broom broom ed esaltazioni varie.
    In un tempo piuttosto lontano Imola era la città esempio in regione sul tema dell’educazione stradale. I nostri vigili insegnavano, sulle strade, i comportamenti da tenere.
    Era un insegnamento diffuso e capillare che oggi è quasi scomparso nel silenzio assordante della politica. Se dico il falso che mi querelino pure!
    Querele, quando a Imola sono nate associazioni composte da persone che negavano il rumore nella scuola Pelloni Tabanelli. Associazioni che hanno come punto di riferimento l’Assessore alla scuola ed io dovrei essere il querelato.
    Forse meriterei il carcere perché affermo che negli autodromi si muore?
    Infine un piccolo appunto: un tempo, purtroppo lontano, il mondo della scuola firmava lettere contro l’utilizzo distorto, culturalmente parlando, del tema autodromo.
    Oggi è tutto silente…d’altronde se al vertice c’è la Fedeli……..
    Mario Zaccherini

  3. Deanna Zaccherini says:

    La cosa gravissima che hai scritto è «Assessori e parte degli insegnanti si sono piegati ai voleri dei sacerdoti Pistoniani, alimentando nelle menti e nei cuori dei piccoli (questo è il pericolo) il mito della velocità e dell’eterna giovinezza».

    Un’accusa gravissima e profondamente falsa che, ripeto, tende a minare la credibilità e l’operato della Scuola imolese. Per questo, ribadisco, se fossi nell’Assessore competente non esiterei a querelarti.

    Penso altresì ci sia ben poco da ridere nel leggere che «la pista è il punto di partenza per insegnare ai giovani ad agire correttamente in strada». Secondo te, una «teoria bislacca che riporta ai fondamentali del Futurismo con i vari broom broom ed esaltazioni varie». Niente di più falso: nessuno usa i broom broom ed esaltazioni varie, anzi, accade l’esatto opposto.
    E’ verissimo che, anni fa (sicuramente fino allo scorso anno scolastico, anche se forse in misura minore rispetto al passato, in virtù della scarsità di fondi), i nostri Vigili insegnavano agli studenti, sulle strade, i comportamenti da tenere. Ma, ed è qui il punto principe, un conto è insegnare, un altro è convincere i giovani ad assumere tali comportamenti. I giovani hanno bisogno di esempi e, quando questi arrivano da testimonial forti, è più facile che prestino attenzione.

    Un esempio lampante? La pubblicità dell’Heineken.

    Possiamo affermare che la birra, in termini assoluti è pericolosa per la salute? Assolutamente no. Possiamo affermare che mettersi alla guida avendo bevuto birra, ancorché bevanda a basso tasso alcolico, possa essere pericoloso? Assolutamente sì.

    Ecco allora la straordinaria strategia comunicativa di Heineken che, per dissuadere dal mettersi al volante dopo aver bevuto, ha ingaggiato come testimonial nientemeno che Jackie Stewart, ex Pilota di F1, il quale, nel corso della sua carriera, si è battuto per far chiudere i circuiti non sicuri, introducendo l’obbligo di utilizzo delle cinture ed i caschi integrali, migliorando i servizi medici e quelli di emergenza in pista. Lo spot segue i suoi trionfi, sia in pista che fuori dai circuiti, dimostrando che il successo raggiunto è anche frutto di una scelta ben precisa: rifiutare di bere prima di guidare. Lo spot si chiude con Steward, oggi 78enne che, ad un party, di fronte ad un cameriere che gli offre una birra, risponde: «No, thanks, I’m still driving». Dopodiché parte al volante di un’auto stradale, mentre campeggia la scritta «When you drive, never drink»

    Uno spot, ambientato in un contesto emozionale, con un testimonial forte, che fa arrivare il messaggio, molto più di mille parole, perché oggi, purtroppo, troppi giovani, di fronte alle parole, sia pure giuste, alzano le spalle.

    Deanna Zaccherini

  4. admin says:

    Il tuo problema è che, pur non conoscendo le cose, vuoi sempre dire la tua a tutti i costi.
    Siamo arrivati al punto che la velocità, all’interno di un autodromo, non è pericolosa…anzi.
    Gli autodromi, a tuo parere, avrebbero una sorta di effetto curativo aiutando le persone a scaricare la loro aggressività.
    Forse, riempiendo il mondo di autodromi, potremmo evitare guerre, violenze ed ingiustizie!
    Cara ragazza forse è tempo che dia aria al casco……in un paese civile il tema della velocità viene affrontata in maniera diverso, allego link:

    http://www.cittadellaspezia.com/La-Spezia/Attualita/In-auto-la-velocita-uccide-te-lo-239377.aspx

    Infine, ma dovrò ripeterlo altre volte, a Imola un gruppo di persone (sono certo che non conosci l’episodio) nel 2013 pubblicamente affermarono che alle Pelloni Tabanelli non esisteva il problema rumore.
    Cosa sconfessata in seguito dall’Ausl (tanto non capiscono nulla, presumo) e, a più riprese dall’Arpa (ma chi sono?).
    Bene, lo ripeto, parte di queste persone hanno fondato un movimento in appoggio all’Assessore della scuola che in passato sosteneva le ragioni educative……….poi ha cambiato idea. nei confronti dell’autodromo.
    Cose che capitano in questa città.
    Come capita che nasca il partito dell’autodromo.
    Querelatemi, sono pronto.
    Mario Zaccherini

  5. Deanna Zaccherini says:

    Non mi spaventa il modo arrogante ed offensivo con cui mi rispondi, perché, anche nell’esprimersi, ognuno palesa ciò che è.

    E non mi spaventa neppure il fatto che tenti, anche in questo caso, di manipolare le mie parole. Non mi spaventa perché la gente non è stupida: sa leggere e trarre le opportune considerazioni.

    Ciò premesso, non ho mai detto che la velocità, all’interno di un Autodromo non possa essere pericolosa, tantomeno che le piste abbiano un effetto curativo per scaricare l’aggressività(sic!).Ho semplicemente detto che, finché le Case Auto e Motoristiche continueranno ad immettere sul mercato mezzi che toccano punte di 250-300km/h, l’unico luogo sicuro in cui sfogare la passione per la velocità sono le piste, in quanto si gira in un solo senso di marcia, non ci sono intersezioni e sono presenti vie di fuga. Poi, ovviamente, se non si sa guidare o non si presta la massima attenzione, ci si fa male o si perde la vita anche lì. Ma è sufficiente fare un semplice raffronto tra i morti in pista e quelli in strada, per avere una risposta univocamente scontata.

    Ciò che ho detto fin dall’inizio su Facebook – e che ribadisco – è che oggi, per toccare velocità così alte, l’unica alternativa che lo Stato consente è la pista. Per quanto riguarda la strada, riaffermo che occorre adottare tutti gli strumenti necessari perché la gente guidi con prudenza. Su strada si rischia non solo la propria vita, ma si mette a repentaglio anche quella altrui.

    Chiarito questo, non capisco davvero il senso del link che hai postato. Parole di un Assessore che esprimono il mio medesimo pensiero. In strada ed autostrada, ripeto per l’ennesima volta, occorre guidare con prudenza e non solo: serve anche alta concentrazione.

    Infine ribadisco, con forza, il mio pensiero: ai giovani servono soprattutto gli esempi, perché di fronte alle parole troppo spesso alzano le spalle.
    E mi pare che lo spot Heineken, seppur basato sul non bere alcolici quando ci si mette alla guida, vada appieno in questo direzione.

    Deanna Zaccherini

  6. admin says:

    La cosa che mi lascia da sempre perplesso è leggere commenti di persone che hanno rapporti economici con l’Autodromo.
    Difficilmente ho avuto il piacere di confrontarmi con “cittadini normali”, ma sostanzialmente persone che difendono il loro orticello, piccolo o grande che sia.
    Io, e tantissime altre persone, parliamo di bene comune….tu, no.
    Si chiama “conflitto di interessi”, cosa che dequalifica i pensieri e le opinioni.
    Respira.

    Mario Zaccherini

  7. Deanna Zaccherini says:

    La cosa che mi lascia più perplessa è che quando non sai cosa rispondere, cambi argomento, tentando di buttare fango sull’interlocutore.

    Comunque: «il conflitto di interessi è una condizione che si verifica quando viene affidata un’alta responsabilità decisionale ad un soggetto che ha interessi personali o professionali in contrasto con l’imparzialità richiesta da tale responsabilità, che può venire meno a causa degli interessi in causa».

    Mentre io respiro, tu studia l’italiano.

    Deanna Zaccherini

  8. admin says:

    Bene, hai fatto la tua ricerchina su Google seguito da uno scrupoloso copia\incolla.
    Notevole!
    Devi sapere che nel gergo comune ogni volta che, all’interno di una discussione, una persona non si trova in posizione neutrale scatta l’effetto “conflitto di interesse”.
    Se tifo Inter e la mia squadra ottiene un rigore concorderò con l’arbitro….se sono un tifoso della squadra che subisce negherò la validità della decisione dell’arbitro.
    Nella stessa maniera chi trae profitto dall’Autodromo giustificherà ogni azione legale e non, mentre il cittadino, o la Legge, utilizzerà occhi diversi.
    Banale.

    Mario Zaccherini

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