“NOT IN MY NAME”
admin | Oct 24, 2010 | Comments 4
“Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”
Sulla seconda parte dell’articolo assolutamente nulla da ridire, mentre sulla prima ritengo sia giusto aggiungere una piccola considerazione; il parlamentare rappresenta la Nazione quando persegue gli interessi della Nazione stessa, in altra maniera rappresenta una parte della Nazione.
Faccio un banalissimo esempio: se l’azione di un parlamentare è volta alla riduzione dei costi della politica e/o all’equiparazione dei parlamentari ai cittadini comuni, allora è veramente rappresentativo della Nazione e dei bisogni della Nazione.
In una situazione economica come quella che stiamo vivendo, ogni azione del politico che tenda a ridurre i citati costi e a dirottare i risparmi verso i bisogni della società può definirsi rappresentativo.
Il 21 settembre 2010 nel Parlamento italiano è stata presentata una proposta “rappresentativa” delle aspettative del popolo italiano e ne è nata una situazione “curiosa” all’interno della quale sono saltate le storiche barriere sinistra/destra, cattolico/laico facendone emergere solo una; bisogni ed aspettative dei cittadini contro bisogni ed aspettative dei partiti.
Perchè Marchignoli? Perchè l’ho votato come mio rappresentante, ma ritengo che il 21 settembre, con quel voto, non abbia pensato a me, ai lavoratori della Cnh, alle lavoratrici dell’Omsa ai problemi che vivono, alle rinuncie portate dalla crisi; ha pensato ad altre cose, legittime e supportate dalla Costituzione, ma tra quelle cose non erano certamente presenti i problemi degli italiani.
Voglio solo dire agli italiani che il mio rappresentante il 21 settembre, votando a fianco di Forza Italia, Fini, Lega, Udc ecc, non ha votato a mio nome e da quel suo comportamento, come italiano e come imolese me ne dissocio profondamente.
Voglio anche precisare che da altre produzioni nate dalla laboriosità del mio parlamentare, non mi dissocio: parlamento.openpolis.it/atto/documento/id/3293
Cronaca dello scempio.
ll giorno 21 settembre 2010 il Deputato Antonio Borghesi dell’Italia dei Valori ha proposto l’abolizione del vitalizio che spetta ai parlamentari dopo solo 5 anni di legislatura in quanto affermava cha tale trattamento risultava iniquo rispetto a quello previsto dai lavoratori che devono versare 40 anni di contributi per avere diritto ad una pensione. Indovinate un po’ come è andata a finire !
Presenti 525
Votanti 520
Astenuti 5
Maggioranza 261
Hanno votato sì 22
Hanno votato no 498).
Ecco un estratto del discorso presentato alla Camera :
Penso che nessun cittadino e nessun lavoratore al di fuori di qui possa accettare l’idea che gli si chieda, per poter percepire un vitalizio o una pensione, di versare contributi per quarant’anni, quando qui dentro sono sufficienti cinque anni per percepire un vitalizio. È una distanza tra il Paese reale e questa istituzione che deve essere ridotta ed evitata. Non sarà mai accettabile per nessuno che vi siano persone che hanno fatto il parlamentare per un giorno – ce ne sono tre – e percepiscono più di 3.000 euro al mese di vitalizio. Non si potrà mai accettare che ci siano altre persone rimaste qui per sessantotto giorni, dimessisi per incompatibilità, che percepiscono un assegno vitalizio di più di 3.000 euro al mese. C’è la vedova di un parlamentare che non ha mai messo piede materialmente in Parlamento, eppure percepisce un assegno di reversibilità.
Credo che questo sia un tema al quale bisogna porre rimedio e la nostra proposta, che stava in quel progetto di legge e che sta in questo ordine del giorno, è che si provveda alla soppressione degli assegni vitalizi, sia per i deputati in carica che per quelli cessati, chiedendo invece di versare i contributi che a noi sono stati trattenuti all’ente di previdenza, se il deputato svolgeva precedentemente un lavoro, oppure al fondo che l’INPS ha creato con gestione a tassazione separata.
Ciò permetterebbe ad ognuno di cumulare quei versamenti con gli altri nell’arco della sua vita e, secondo i criteri normali di ogni cittadino e di ogni lavoratore, percepirebbe poi una pensione conseguente ai versamenti realizzati.
Proprio la Corte costituzionale, con la sentenza richiamata dai colleghi questori, ha permesso invece di dire che non si tratta di una pensione, che non esistono dunque diritti quesiti e che, con una semplice delibera dell’Ufficio di Presidenza, si potrebbe procedere nel senso da noi prospettato, che consentirebbe di fare risparmiare al bilancio della Camera e anche a tutti i cittadini e ai contribuenti italiani circa 150 milioni di euro l’anno.
Per chi voglia approfondire:
parlamento.openpolis.it/votazione/33629
www.antonioborghesi.it
Mario Zaccherini
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Commenti (4)
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lì nessuno e fesso…
Questo intervento di denuncia ha incontrato il consenso di tantissime persone, e di questo Vi ringraziamo, ma, cosa ancora più interessante, ha stimolato l’interesse di Sandro Gozi e Giuseppe Civati. Riteniamo tali interessi sinonimo di buona politica e apertura alla discussioni. Domani, in un breve articolo, le loro posizioni.
http://www.pensieridemocratici.it
che commento volete? Il tutto si commenta benissimo da solo….nulla di nuovo sotto il sole.
@ Mauro, qualche cosa di nuovo è accaduto, siamo riusciti a contattare due politici e ad ottenere risposte concrete ed anche propositive.
Il mondo non è cambiato però qualche cosa mi muove.
Ciao e grazie.
http://www.pensieridemocratici.it