Queste e altre storie sulle sponde del Santerno By Mario Zaccherini

Cominciamo con alcune date.
1996: la società immobiliare Lasa si trova con un passivo di circa 100 miliardi li lire. Il presidente, il milanese Romano Cimatti, si dimette.
2003: la famiglia Cimatti entra nel mondo della chimica italiana, nasce la BembergCell
2003: interrogazione sulla BembergCell (On. Servello)
2006: interrogazione sulla BembergCell (On Roilo e On Galardi)
2006: il quotidiano Il Tempo parla di “scatole cinesi” della famiglia Cimatti
2007: interrogazione sulla BembergCell (On. Burgio)
2007: parte l’operazione Salomone
2008/inizio: il Comune di Imola affida alla Norman 95 (famiglia Cimatti) la gestione dell’autodromo
2008/primavera: elezioni politiche e comunali. Stravincono Marchignoli e Manca
2008/fine: la Norman 95 rinuncia alla gestione dell’impianto

L’epopea della Sagis
Tanti anni fa il Santerno sembrava il fiume dell’oro e c’è chi giura di avere anche visto allevamenti di asini che volano.
D’altronde, come meglio definire l’epopea della Sagis che metteva a bilancio due loghi per un valore di circa tre milioni di euro, la “famosa” opera delle “auto una sopra all’altra”, ancora oggi visibile all’entrata dell’Autodromo, ad un costo di 500.000.000 di vecchie lire o del Comune che rinunciava all’8% degli incassi per dare maggiore sostenibilità all’operazione?
Che dire poi del fallimento Sagis con uno strascico di 16 miliardi di “rosso”?
Forse il rischio imprenditoriale, forse i costumi che cambiano, forse la crisi.
Epperò, proprio nel momento della crisi che sembra defungere l’eldorado, si attivano, in una sorta di larghe intese anticipate, le “migliori” risorse del territorio e del paese.
Per prima cosa (siamo ad inizio 2007) viene chiusa la convenzione con Sagis (dopo un arbitrato) riconoscendo al vecchio gestore un indennizzo di 3.750.000,00 euro (che avrebbe dovuto pagare il nuovo gestore, sarebbe interessante capire chi li ha pagati davvero e in quale piega di quale bilancio siano finiti, sempre a proposito di trasparenza).

Le parole dell’allora sindaco di Imola, Massimo Marchignoli, fotografano al meglio il rapporto esistente tra Comune e Sagis “Il patrimonio è il nostro. Sagis ha proceduto all’autodromo con fideiussioni del Comune e senza pagare affitti. Delle sue pretese economiche non c’è traccia in convenzione. È un arrampicarsi sugli specchi”. E aggiunge: “La Sagis non ha subito alcun danno dalla gestione dell’autodromo, anzi le abbiamo sempre lasciato l’8% sui biglietti venduti che sarebbe toccato all’ente pubblico. L’intenzione della giunta quindi è quella di non scucire nemmeno un centesimo.”
Non male per un imprenditore trovare un proprietario che rinuncia agli affitti, attiva le fideiussioni e ti condona anche il dovuto 8% sui biglietti venduti.
Insisto sul mancato incasso, a favore del Comune (io, voi, tutti): nell’edizione del GP 1998, solo di biglietti, si incassarono 17 miliardi di vecchie lire… l’8% equivaleva ad oltre 1 miliardo e trecentomila lire…

Fallisce la Sagis… e ora?
Chiusa l’esperienza Sagis il Comune deve risolvere due problemi: 1) rinnovare i box per poter sperare di organizzare nuovamente un Gran Premio di F1 2) Individuare un nuovo gestore.
Sul primo punto nasce una task force formidabile composta da Marchignoli, Errani, Berlusconi e Bertolaso che trovano nei fondi della Protezione civile le risorse (10 milioni di euro) per la ricostruzione dei box. In un secondo momento anche Prodi contribuisce con 3 milioni di euro alla “rinascita” dell’impianto.

Il secondo punto fu più complesso da risolvere. In breve sembrava Cazzola il futuro gestore, poi il gruppo Flamini ma, dopo una serie di colpi di scena degni di un film di Hitchcock, la sorte (si fa per dire) legò il futuro dell’autodromo alla Norman 95, società presieduta da Massimo Cimatti con alla vice presidenza Fabrizio Palenzona.
A garantire la qualità e serietà di questa società la presenza, se ricordo bene attorno al 3%, anche della Cesi nel capitale sociale.

Eravamo alla fine del 2007, la notizia generò un clima di entusiasmo generale nella nostra città. Negli allevamenti, a fianco del Santerno, gli asini che volano ricominciarono a riprodursi… solo più tardi capimmo che non era una bella notizia (a fine 2008 Cimatti ci salutò).

IL SOGNO
Anche il Santerno ricominciò a trasportare oro, almeno questa sembra la sintesi nel leggere le parole piene di entusiasmo di un uomo del Pd: “E’ stato deciso di affidarne la gestione ad una Spa milanese, Norman 95. Chi sono (si domandava)? “Dunque – rispondeva -… specializzati in gestione dinamica di patrimoni immobiliari per conto terzi”. Sì, ok, e poi? “Soci della Cesi, una delle più grandi e solide cooperative imolesi. E questo già dovrebbe tranquillizzare chi aveva paura che un extraterrestre venisse ad appropriarsi di una struttura che è il cuore di Imola” (parla sempre lui, ma evidenzio in rosso)
E saranno da soli?  “No, anche questo è bello. Nella gestione saranno affiancati da un nome importante del mondo motoristico, il Gruppo De Angelis. E da un altro pilastro del territorio imolese, il Con.Ami che entrerà probabilmente con il 20% e diritto di veto sulle decisioni più importanti”. Fantastico…

Quali sono le caratteristiche principali? Per punti:
- 11 milioni di investimenti per: riasfaltare tutta la pista (ce n’era bisogno), ristrutturare la torretta Marlboro, realizzare una tensostruttura per eventi ed un eliporto;
- apertura prevista per 340 giorni all’anno con eventi, manifestazioni e competizioni, anche di livello internazionale (40 grossi in un anno);
- riconsegnare il più possibile l‘autodromo alla città: sarà più facile poterci fare un giro in bici o una passeggiata, cosa prima impensabile se non per 2-3 giorni all’anno;
- 30 anni di concessione;
- 300 milioni di euro all’anno di indotto per il territorio;
- riportare entro 3 anni la Formula 1 ad Imola!

Diciamo la verità, aggiungo io, il Comune era riuscito a mantenere la botte piena e la moglie ubriaca. Bravi. E quando la politica è brava è giusto che venga riconosciuta anche dal popolo, non a caso a primavera del 2008,  Marchignoli entra in Parlamento, Manca diventa sindaco (entrambi con percentuali elevatissime)… e Norman 95? E i benefici alla città?
Tra extraterrestri ed asini che volano lo spazio aereo imolese, in quell’infausto 2007, era trafficato all’inverosimile. A terra le cose andavano un po’ diversamente… tutte le promesse si erano fatte di nebbia. Una nebbia talmente fitta che consigliò agli extraterrestri di tornare nelle bottiglie e agli asini che volano di spostarsi, sempre sulle rive del Santerno, più vicino agli appennini.

LA REALTA’
Voliamo nel tempo per arrivare nel luglio 2011 e ricominciare a parlare della Norman 95. Purtroppo le cose sono cambiate radicalmente, ora i milanesi, in liquidazione, travolti da una posizione debitoria di circa 200 milioni di euro, stanno cercando di ottenere un concordato preventivo presso il tribunale meneghino.
La richiesta viene rifiutata e, tra le tante motivazione apportate nella sentenza (Sentenza/Decreto n 9805/2001), due forse illustrano al meglio il partner che la Giunta imolese si era scelto nel non lontano 2007.

1) Operazione Gladstone. Leggere, all’interno di una operazione finanziaria, il termine depauperamento patrimoniale fa venire i brividi, ma la “fantasia amministrativa” non ha limiti.

Signori, dopo l’operazione Gladstone, a voi l’operazione Salomone.
Per queste ed altre motivazione il Tribunale di Milano rifiutò la proposta di concordato preventivo avanzata dalla Norman 95.

Molti imolesi, e non, si domanderanno “in fondo cosa è stato dimostrato? La Norman 95 è fallita con un’amministrazione per nulla trasparente, ma la Giunta imolese come poteva immaginare una situazione del genere?”
La domanda è legittima e ne esce rafforzata al pensiero che nel 2007 Imola poteva contare su due rappresentanti in Parlamento (De Brasi e Mungo), su una cooperativa (Cesi) all’interno della compagine sociale di Norman 95, sull’attenzione della Regione Emilia Romagna e, cosa ancora più importante, sulle competenze manageriali di uomini come Montroni e Lorenzi.

Ci saremmo potuti cadere tutti… a condizione di non saper nemmeno accendere un computer.

IL GRUPPO NORMAN
Correggo il pensiero: in quel lontano 2007 sarebbe bastato non fidarsi del proprio fiuto “imprenditoriale” e fare una ricerca su internet per scoprire tante, ma veramente tante cose. Questo perché la famiglia Cimatti (Norman 95) era già famosissima in tutto il paese.

Da dove iniziamo? Dal 1995 quando la società Lasa (Gruppo De Benedetti……quel De Benedetti), guidata da Romano Cimatti, padre di Massimo e Maurizio, si trova con disavanzo attorno ai 100 miliardi di lire. Ovviamente Cimatti, dopo otto anni di presidenza, presentò le dimissioni. Nel 2005 la Lasa, di proprietà dalla Ortensia Srl (Merrill Lynch) viene riacquistata da Massimo Cimatti per una cifra di circa 66 milioni di euro. Tra i tanti obiettivi la cementificazione di San Sicario primeggia.

Nel 2003 i Cimatti acquisiscono dalla Snia, tramite una piccola società non operativa come la GZ Polo Srl, controllata per il 90% da GZ Fin Srl che a sua volta è una holding di partecipazione controllata, attraverso la Avarel, da una persona fisica e con un’unica società operativa del gruppo: la Bemberg Spa, la ex Nuova Rayon.
La concatenazione delle società ricorda la canzone di Branduardi “Alla Fiera dell’Est”.

Leggi qua >>>> e ancora >>>>.

In questo link una splendida descrizione di sociologia industriale sull’esperienza di Rieti e di come la famiglia Cimatti si inserì nel mondo della chimica italiana, Siamo nel 2007

Le ultime notizie >>>>

Le cose non erano sempre andate male, sempre sul web si trova riscontro dell’affare del secolo. Leggete, è tutto vero:

La storia della ex sede della Bmg Ricordi a Milano (di Mario Gerevini)
Via Salomone 77, grigia periferia milanese. Partiamo da qui e da una data: 23 febbraio 2001. Davanti a un notaio siedono un dirigente della multinazionale Bmg Ricordi , la major discografica, e un rappresentante della società immobiliare Norman Properties, della famiglia Cimatti.
Miracolo, La Ricordi ha deciso di vendere la sua sede di via Salomone 77, Norman è li per comprarla. Firmano l’atto che il notaio Elia trascrive al numero di repertorio 52723/8659. Il prezzo, ancora in lire, è di 11,9 miliardi, pagato all’istante.
Stretta di mano, l’uomo della Ricordi infila il cappotto e se ne va. Quello della Norman resta.
Dopo un pò entra un dirigente Carige Vita con una procura per acquistare quello stesso immobile. Il professionista della Norman non ha ancora rimesso il tappo alla biro che già è pronto a firmare la cessione. Atto di compravendita registrato al numero 52729/8662: Carige acquista, Norman Properties vende. Prezzo: 21,1 miliardi di lire. Cioè 9,2 miliardi in più rispetto a qualche minuto prima. Giornata fantastica per Norman che mettendosi in mezzo tra venditore iniziale (Bmg Ricordi ) e compratore finale (Carige Vita) ha lucrato un utile da record. Detto per inciso: il gruppo Carige era azionista al 5% di Norman 95, altra società immobiliare del gruppo Cimatti.

Nemmeno alla più fortunata famiglia imolese (e di fortuna ultimamente ne ha veramente tanta) è toccata una sorte del genere. Tutte queste cose, e tante altre (per esempio l’operazione San Sicario) ma lo spazio è tiranno, accadevano prima del 2007.


L’Italia non stava a guardare

In Parlamento, almeno dal 2003, la situazione del comparto chimico era monitorata >>>>

Nel 2006 il mirino era puntatissimo >>>>.

Nel 2007 anche l’onorevole di Rifondazione comunista Alberto Burgio “interroga” in Parlamento, ma a Imola la Noman 95 e la sua costellazione di società e scatole cinesi continua ad essere considerata un partner affidabile.

Forse oltre alle valutazioni manageriali sulla Norman 95, in quel lontano 2007, influirono anche altre considerazioni, ma quali? Difficile comprenderle, ma, sfidando la fortuna, forse il nome dell’allora vicepresidente di Norman 95 Fabrizio Palenzona (qui il gioco si fa durissimo perché, tra le tante cose, era/è un uomo politico ex Margherita, attualmente, si dice, in odor di Pd).
Nessuno che si sia domandato come fosse possibile che una famiglia, con innumerevoli società, potesse disporre di centinaia di milioni di euro.
Di Palenzona, e forse anche di Fiorani, parleremo nella prossima puntata. Un’altra storia accaduta prima che la Giunta imolese scegliesse Norman 95, ma nessuno sapeva.
Non si sapeva nemmeno di Ligresti…

(continua…)

(Mario Zaccherini, Associazione politica culturale Imola Migliore)

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  1. andrea says:

    A pensare male non avrei mai potuto arrivare a tanto. Sconcertante. Leggere che la protezione civile (che oggi non ha una Euro) concede 10milioni di Euro per l’autodromo ( in effetti appartiene al “campo delle cose” di cui si deve occupare la protezione civile), leggere che 2 parlamentari di Imola non intervengono pur sapendo dello stato di Norman95 per via di tutte le interrogazioni parlamentari (e se non lo sapevano, allora chi abbiamo mandato in parlamento?), e 2 amministratori locali fanno carriera….Senza parlare di ConAmi…. ma in che mani siamo?

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