CILE, L’OBLIO DEL DOLORE By MARIO ZACCHERINI
admin | Jan 08, 2012 | Comments 1
La notizia è recentissima: il governo del Cile sta per abolire dalle pubblicazioni dei prossimi sussidiari il termine dittatura per sostituirlo con il meno impegnativo “regime militare”, riferendosi alla specificità del governo Pinochet.
Di certo la giovane studentessa Camilla Vallejo (persona dell’anno 2011 nel paese sudamericano) non accetterà, in modo passivo, che i 17 anni di feroce violenza perpetrata dalle forze golpiste e fasciste sulla società cilena cadano nell’oblio, anticamera della cancellazione.
Sono certo che Camilla, da giovane democratica, non rinuncerà a stimolare, come ha fatto per tutto il 2011 su altri argomenti, la società cilena al fine che non venga toccata la storia di un periodo tragico, carico di sangue e dolore.
Il Cile è un paese lontano, ma per noi imolesi è stato molto vicino dal 1973 in poi, perché abbiamo avuto l’onore di ospitare una colonia di esuli cileni sfuggiti ai lager e alle torture di Pinochet. Non avevamo bisogno di giornali e media vari per comprendere la realtà violenta nella quale era precipitata la società cilena dall’undici settembre 1973, perché potevamo ascoltare dalla viva voce delle persone fuggite da un destino atroce gli eventi che avevano cancellato una democrazia per imporre una feroce dittatura.
In particolare ricordo un giovane cileno, mio collega di lavoro per circa due anni e mezzo, di nome Yanez (forse era solo il soprannome, non ricordo), persona molto mite nei modi e nella parola che “accendeva” gli occhi ogni volta che si parlava di politica (in particolare sui crimini delle destre). In effetti aveva tante cose da raccontare, cose che ci lasciavano sgomenti perché pensavamo che certi orrori fossero stati cancellati dalla storia.
I suoi racconti avevano una morale amarissima perché lanciavano sempre un ammonimento quanto mai reale: il sistema democratico non è dato, non è un regalo di Dio, ma una conquista dell’uomo che va coltivata in ogni istante, in ogni azione.
Probabilmente l’eredità lasciata dai racconti del mio lontano collega è entrata in profondità nel mio essere, al punto da generare un profondo senso di disgusto nell’apprendere la notizia.
Per i più giovani è giusto ricordare che Pinochet guidò un colpo di Stato contro il Presidente, eletto democraticamente, Salvador Allende eletto, come socialista, nel 1970. Pinochet rimase al potere per 17 anni e, in tale periodo, il Cile visse nel terrore con 130000 (centotrentamila) arrestati e 3000 (tremila) morti ammazzati nei lager e campi di concentramento. Naturalmente la dittatura cilena poteva godere di appoggi importanti come gli Stati Uniti e sul silenzio/assenso delle gerarchie cattoliche locali e non. Ancora oggi Don Gallo si arrabbia molto nel vedere la prossima foto:
Non mi dilungo nel raccontare eventi che tutti noi dovremmo conoscere a memoria se non su un particolare, quasi un aneddoto, molto bello. Nel 1976 l’Italia conquistò la finale di Coppa Davis proprio contro il Cile e nacque una forte polemica sull’opportunità di partecipare o meno (la finale era a Santiago).
Alla fine si decise di partecipare e i nostri giocatori presero una decisione molto coraggiosa e densa di significato: giocarono con le magliette rosse (LEGGI). Camilla non era ancora nata, ma penso che possa essere orgogliosa di questo atto politico-sportivo.
Lascia sgomenti che il coraggio e l’attenzione di allora sia scemata nel tempo. Trovo imbarazzante che davanti ad una notizia che dovrebbe allarmare i democratici italiani le risposte siano state, dove presenti, piuttosto blande se non del tutto assenti. Anche nella nostra Imola non un comunicato, una parola, uno sguardo a quello che sta accadendo nel lontano paese andino. Partiti ancora in clima natalizio? Speriamo che nei prossimi giorni, digerito il pandoro, trovino un pò di tempo per difendere la democrazia e la storia.
Per ora, l’unico affondo deciso, lo si trova nelle pagine del Futurista (www.ilfuturista.it) il sito di Fli a firma di Maria Grazia Leo. La destra che critica con coraggio e forza gli abomini del fascismo, mentre la sinistra sonnecchia……
“Quel Cile che con Piñera ha voluto voltare pagina lo ha fatto sul serio. Troppo. E così il governo ha deciso di ammorbidire la figura dell’ex dittatore che, nei testi di scuola, vuole presentare come il capo di un “regime militare”, espressione decisamente più soft rispetto alla tradizionale e più reale “dittatura”.
Tutti insorgono, giustamente. Studenti, partiti di opposizione e famiglie che hanno conosciuto da vicino gli orrori di quel lungo periodo che, iniziato quell’11 settembre del 1973 con il golpe contro Salvador Allende, si è concluso solo nel 1990. L’idea è fuori luogo, antistorica e persino macabra. Nei piani del governo i primi a conoscere questa “nuova versione” dovranno essere i bambini delle elementari, imparando che quella di Pinochet non è stata una dittatura.
Ecco servito un caso di arroganza, di una destra che non sa guardare al proprio passato con il minimo sindacale di autocritica e rispetto della storia e della verità. Una pessima lezione, prima ancora di quella fasulla impartita sui banchi di scuola. E a poco serve pensare che diversi membri del suo esecutivo arrivino dritti dritti da quegli anni.”
Maria Grazia Leo
Mario Zaccherini
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Commenti (1)
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Very, very good.
Best compliments.
Da ragazzzino dei ’70 rammento che la civilissima Imola accolse gli esuli del Cile e avendoli conosciuti; ho déjà vu visivi, olfattivi e sonori che richamano quelle lontane terre e quegli sciagurati eventi. Temo, ma solo temo, che il clima, più che economico, sociale (disinformazione diffusa), si stia organizzando in altri modi ma con gli stessi esiti in Italia. Dopo avere opportunamnte drenato le coscienze, asetticcamente, pulitamente, silenziosamente, per il maggior bene comune, per l’euro di Angela Merdel, per il Consiglio Regionale della Sicilia, per il Sacro Stipendio del Presidente del Consiglio della Provincia Autonoma di Bolzano, le tasche di tutti i lavoratori, si badi, non sono solo i forzati delle miniere ma anche impiegati, operai, quadretti, pubblici dipendenti, vecchi improduttivi sr..zi pensionati e altri onesti produttori di beni o servizi. S&P determina che siamo inaffidabili. CHI !! CHI????
Mia nonna in carriola, io che ho la fortuna di lavorare, mio figlio che si sta laureando? Gente normale che fa quello che deve fare?
S&P forse si riferisce non ai singoli ma al sistema.
Bene! Il probleme eè che il sistema siamo noi.
Temo che la clina sia segnata.
Sono fermamente convinto che siamo destinati a decrescita. Sostengo che debba essere serena (Serge Latouche). Tale stato di cose va concepito, condiviso assecondato, accompagnato dalla maggior parte di persone.
Il denominatore DEVE essere l’equità (telefonate a “Chi l’ha visto!”).
Tutto quello che incide sui bisogni delle persone (servizi, lavoro, ambientaltà..)deve essere promosso e sostenuto in modo evolutivo dalle persone stesse.
Ma, santa la pazienza, come si fa quando i nostri rappresentanti prossimi (Sindaci, Assessori, Consiglieri Comunali)sono avviluppati in modo coattivo con chi gestisce cospique quantità dei nostri bisogni primari.
Più si accentrano i gangli di vero potere economico più si agevola l’azione di qualche signore “malpensante” che li voglia governare. Mi pare di ricordare che in Chile sia successo qualcosa di simile (quando qualcuno pensò di nazionalizzare qualcun’altro pensò bene di farlo suicidare)
Pay attention. Don’t be quiet.