AVEZZANO: MOBILITA’ SOSTENIBILE (con video) By LUCIA PROTO

Riceviamo e pubblichiamo con grande piacere l’intervento dell’Arch. Lucia Proto Responsabile Donne IDV Abruzzo.

Avezzano oggi è una città di circa 45.000 abitanti, che si colloca nella parte Sud-Ovest della Piana del Fucino, ha una posizione strategica e centrale, in questi ultimi anni si è trasformata molto velocemente passando da una dimensione urbana di tipo più raccolto a quella tipiche delle città – territorio che caratterizzano un po’ tutta l’Italia in particolare tutte le città in cui non si attua una pianificazione urbanistica di contenimento.

E’ il maggiore centro urbano della Marsica, vi si collocano i servizi principali, l’ospedale, le scuole primarie e secondarie, l’università, il tribunale, gli uffici, le attività commerciali che interessano tutto il territorio Marsicano circostante con i suoi 33 comuni circa e un bacino di circa 135.000 abitanti. E’ quindi un luogo di flussi funzionali continui: al suo interno ma soprattutto dall’esterno verso l’interno e viceversa, regionali ma anche interregionali.

Per comprendere appieno la conformazione della città attuale è necessario evidenziare alcuni passaggi storici ed urbanistici di questo territorio che hanno definito le linee di sviluppo generale del tessuto urbano.

Il prosciugamento del Lago del Fucino terminato nel 1875, fu interamente prosciugato il secondo lago d’Italia per estensione, di fatto sconvolse il significato urbanistico delle sette frazioni di Avezzano, dove erano collocate le stanghe da pesca del Fucino già nel Medioevo, quindi luogo dedito all’industria ittica, quindi sconvolse anche l’identità sociale ed economica della popolazione di Avezzano e della Marsica.

La costruzione della ferrovia del collegamento Roma-Pescara nel 1888 (purtroppo rimasta oggi, come efficienza, a quegli anni)  che ha collegato Avezzano con Roma e con il versante Adriatico e che con la creazione della Stazione ha spostato il nucleo centrale della città dal Castello Orsini (antico nucleo medioevale a Sud) verso Nord.

Il terremoto del 1915 che distrusse tutto il tessuto medioevale che si attestava a Sud della città, lasciando in piedi soltanto una porzione del Castello Orsini, successivamente restaurato. Il quale dopo aver perso il suo ruolo urbanistico centrale, oggi risulta essere perlopiù l’elemento di una rotatoria per il traffico veicolare, un non luogo.

Si scelse di non ricostruire dalle macerie, seguendo lo stesso impianto urbanistico, ma di costruire nuovamente in un’area libera, verde, vicina comunque alla città distrutta. L’Amministrazione ed i tecnici di allora furono veramente lungimiranti, poiché pianificarono la nuova Avezzano in prossimità della stazione ferroviaria e poco distante dal vecchio nucleo, non come è accaduto a L’Aquila, in cui il centro storico non è andato completamente distrutto dal terremoto come fu invece per Avezzano. Quindi il centro di L’Aquila poteva essere recuperato in breve tempo per non far perdere l’identità storica, senza imporre un edificato, lontano dalla città e privo di una logica urbanistica.

Per tornare comunque ad Avezzano, in zona vigne, nel 1920 in località detta “Melazzano”, nacque la tra Piazza Torlonia e la Stazione, la “Nuova Avezzano“. La città fu ricostruita con il Piano Regolatore post sisma del 1918 firmato dall’ingegnere Sebastiano Bultrini. Ispirato urbanisticamente al tridente romano che da P.zza del Popolo si dirama su tre vie, il PRG di Avezzano creava due punti generatori: Piazza della Stazione da cui parte il tridente via Montello, via Garibaldi, Corso della Libertà, e Piazza Castello ispirata a Piazza Re di Roma, da cui parte una raggiera di strade con i mezzi in rotazione antioraria. Una nuova città, concepita da Bultrini come ”città giardino”, con nuovi edifici, nuove strade, nuove logiche urbanistiche. Un tessuto edificato e una viabilità tuttora regolate da un impianto urbanistico con lotti quadrangolari e strade ortogonali. Un tessuto edilizio caratterizzato da villini in stile liberty e decò di massimo due piani, con giardino annesso, insieme a palazzetti quadri famigliari sempre di massimo due piani con cantine semi interrate, circondati da aree verdi comuni e larghi viali alberati. Il centro storico di Avezzano è un singolare esempio in tutto l’Abruzzo, presente solo a Pescara ma originato più tardi, negli anni 30’. Un tessuto urbano che negli anni a seguire sarebbe dovuto essere tutelato e preservato dalla pianificazione, invece è stato aggredito ripetutamente negli anni 60’, 80’ e anche tutt’ora, perché le amministrazioni che si sono succedute non hanno mai pianificato un piano di conservazione e recupero.

Tutta la parte Sud-Ovest della città non è mai stata recuperata, restaurata, in tutti questi anni si è sviluppata nella totale assenza di pianificazione urbanistica e vi è stata in alcune parti una lottizzazione speculativa, è mancata la pianificazione dei servizi primari, secondari, della viabilità e delle regole per la nuova edificazione. Questo ha comportato un’occupazione spontanea da parte della gente e la conseguente costruzione di un edificato disomogeneo, insieme alla mancanza di un sistema viario adeguato e funzionale, di connessioni, di nodi urbani di contatto con la parte nuova. Ma paradossalmente, questa parte di città, fatta di edifici bassi costruiti in continuità, ognuno di un colore diverso, acceso, con finestre e balconi diversi, risulta essere più umano, più vivibile dei quartieri costruiti nell’ultimo decennio a Nord, palazzoni di 10 piani, così vicini tra loro da farsi ombra, privi di verde attrezzato di spazi comuni vivibili.

Grattacieli nati dall’imposizione della vita in verticale, per una popolazione abituata invece ad incontrarsi per strada, a sedersi fuori della porta di casa. Il grattacielo è una tipologia edilizia tipica dei centri delle grandi metropoli: Londra, New York, che non hanno paesaggi naturali vicini da apprezzare, quindi l’altezza dell’edificio ha la funzione di far apprezzare a chi vi si trova dentro tutta la veduta dello skyline, lo spettacolo della città edificata che si sviluppa al di sotto e diventa paesaggio circostante. Il nostro spettacolo qui non è lo skyline ma è la corona di montagne tutt’intorno, un paesaggio bellissimo, la possibilità di apprezzarlo a 360°, Avezzano quindi avrebbe potuto sviluppare in modo orizzontale, con tipologie basse, dando a tutti la possibilità di godere del panorama, di ampi spazi verdi ed orti da coltivarsi, viali larghi, in pianura, facili da percorrere con le biciclette.

Durante tutti gli anni 60’ e 80’ il comportamento amministrativo sull’edificato del centro di Avezzano è stato caratterizzato dalla speculazione edilizia intensiva che ha permesso l’accostamento di palazzotti, amorfi di 5 o 6 piani a questa edilizia estensiva, bassa e circondata dai giardini, addirittura addossandola a questa, senza il rispetto minimo delle distanze tra gli edifici, a volte senza nemmeno i giunti tecnici. Ogni giorno: le case degli operai della strada ferrata, i villini singoli, gli edifici pubblici nati dopo il 20’ vengono aggrediti, modificati, demoliti, in nome di quello che qui si dice in dialetto “gnovo”, come se il nuovo fosse garanzia di qualità. Si vede purtroppo invece che addirittura questi edifici nuovi come per esempio la futura sede del Comune di Avezzano che non ancora terminata ha già superato di 5 milioni di euro il costo iniziale previsto, ha già il rivestimento distaccato e crollato e necessita di altri fondi. Quanti bus elettrici si sarebbero potuti comprare? Con questa “politica”, si continuano a cancellare la storia, l’identità e il senso di appartenenza alla ns. città, anche l’orgoglio di essere nati o vissuti qui.

Edifici antichi costruiti con i più adeguati sistemi antisismici, materiali di qualità elevata, configurazioni ottimali a resistere a terremoti di forte intensità, vengono considerati roba vecchia da gettare, come il caso delle Scuole Corradini-Fermi costruite negli anni subito dopo il terremoto del ’15, con tecnologie antisismiche eccellenti. Tutte le scelte urbane vengono fatte con estrema superficialità, prive di un qualsiasi studio urbanistico, escludendo completamente la partecipazione della cittadinanza e non tenendo assolutamente in considerazione le dinamiche che il territorio e la sua gente vive. Operazioni di speculazione edilizia, in nome del profitto. Come l’azione irragionevole dello spostamento delle scuole primarie dal centro che l’amministrazione sta portando avanti. Operazione contro la quale l’Italia dei Valori si oppone strenuamente.

Oggi, si continua ad attuare una speculazione edilizia intensiva, edifici sovradimensionati sorgono in tutte le aree centrali e periferiche, senza la pianificazione preventiva e sovraccaricando i pochi servizi primari e secondari rimasti gli stessi da 100 anni.

Mancano in tutta la città aree verdi attrezzate, parchi, luoghi di aggregazione e cultura, di socializzazione e per gli sport invernali. L’unico stadio del ghiaccio a gestione privata ha chiuso perchè non ha retto i costi di gestione perché non aiutato dal comune. Al Nord Italia queste strutture vengono gestite dal pubblico e dal privato insieme. Una città che appena nevica 10 cm, si blocca, con la totale assenza di preparazione a gestire la neve, senza mezzi idonei a ripulire le strade e i marciapiedi, in cui l’amministrazione ha adoperato un muletto per spostare la neve che ha distrutto tutto il manto stradale scavandone dei solchi, poi non riparati. A sentir parlare alcune persone, ci si accorge che la neve, evento così bello è diventato per gli Avezzanesi una “iattura”, invece che una ricchezza. La ns. città dovrebbe essere una città invernale per antonomasia, dovrebbe essere il centro più importante di una rete di turismo degli sport invernali; invece appena nevica tutto si blocca. Nemmeno il ns. mercato del Sabato mattina si è svolto poco prima di Natale, bloccando tutta l’economia Natalizia della Marsica, questo non accade a Monaco o altre cittadine del Nord Italia che fanno della neve la loro principale fonte di ricchezza, perché se in un anno non nevica, la loro economia ne soffre.

La città vede perdere continuamente spazi vuoti, polmoni necessari alla vita, spazi verdi, anche incolti, che tali dovrebbero rimanere. Se non vi è la speculazione edilizia, c’è la vendita di terreni comunali a ditte che invadono ettari di campi con pannelli fotovoltaici. Ben venga l’uso delle energie alternative, ma attraverso una regolamentazione. Proprio in questo momento a causa di quello che stiamo vivendo il Giappone ma nel Mondo intero, l’Italia dovrebbe decidere in massa per un futuro in cui le fonti di energia dovranno essere solo quelle rinnovabili e sostenibili, ma proprio per questo, iniziamo a pianificare correttamente questo uso, diamoci delle regole, affinché tutto rientri in una pianificazione globale funzionale ottimale.

Avezzano ha bisogno di tanto verde attrezzato, di parchi, di serre, luoghi in cui crescere bene i propri bambini per insegnare loro la comprensione della natura. L’unico parco, la pineta, non viene curato, gli alberi si ammalano perché piantati troppo stretti tra di loro, non è possibile lasciare giocare i bambini perché per terra si accumula sporcizia di ogni genere, siringhe, carta igienica.

L’Italia dei Valori propone una diversa gestione del territorio di Avezzano, una gestione basata:

  • sull’analisi di tutte le dinamiche urbane ed extra urbane,
  • le carenze infrastrutturali, dei servizi,
  • una pianificazione sostenibile e partecipata del territorio,
  • il restauro degli edifici e la valorizzazione delle presenze storico archeologiche,
  • sull’attivazione di una rete economica del turismo,
  • la realizzazione di parchi attrezzati per le famiglie, i bambini, gli anziani,
  • la realizzazione prima di tutto di infrastrutture per la comunicazione: reti di piste ciclabili, sottopassi e ponti,
  • potenziamento della ferrovia per Roma, per Pescara e per Napoli.
  • una politica di contenimento dell’espansione proponendo un consumo suolo zero
  • il recupero invece delle aree industriali e commerciali dimesse.

Per esempio a Londra, Ken Livingstone ha già da tempo bloccato l’espansione entro la green belt (fascia verde), infatti per le future Olimpiadi ha spiegato che si sta procedendo creando strutture removibili in zone da recuperare, creando stabilmente soltanto le infrastrutture della comunicazione per collegare queste zone al resto della città. Creando anche noi infrastrutture di collegamento i quartieri dell’Avezzano del futuro saranno le frazioni ed i paesi circostanti, senza cancellare l’identità del territorio.

La mobilità sostenibile quindi fa parte della pianificazione sostenibile di ogni dinamica territoriale, insieme al trattamento dei rifiuti, alla gestione dell’acqua, alla pianificazione dei servizi primari e secondari, alla pianificazione sociale ed economica di Avezzano. Avezzano deve scegliere se continuare a perseguire la illogica degli interessi di parte e di pochi oppure la logica dell’interesse e del benessere della collettività intera. In quest’ultima, Avezzano dovrà essere valorizzata, tutelata, apprezzata e non demolita e ricostruita, perdendo man mano la sua memoria storica, punto di forza di una città come risorsa economica di se stessa.

Il centro storico dovrà essere necessariamente chiuso al traffico. In tutte le città e cittadine del mondo, la chiusura al traffico dei veicoli a motore, ha portato una crescita economica, culturale e sociale. Il centro così è diventato il luogo dei commerci, dell’incontro, della socializzazione e dell’identità dei territori. Mantova come Avezzano è pianeggiante, a Mantova l’inverno è rigido come quello di Avezzano, ma Mantova è la città italiana con maggiore uso della bicicletta nella mobilità interna ed esterna. A Mantova è stata pianificata una rete di piste ciclabili esterna alla città che collega soprattutto le zone, i paesi circostanti tra loro e con la città stessa, ciò ha permesso di alleggerire il peso del traffico.

Il raccordo rotatorio creato da questa amministrazione non funziona, non essendo stato chiuso il centro storico, la gente è portata a tagliare all’interno, ingolfando le strade ed inquinando notevolmente l’aria. E’ dimostrato tra l’altro ormai da tanti anni che i raccordi anulari convogliano tutto il traffico cittadino ed esterno in una giostra assurda che intasa, blocca, più che velocizzare; bisogna quindi creare alcuni snodi completando semplicemente raccordi viari che potrebbero fungere da tangenziali. Sommare il traffico cittadino del centro storico con quello esterno non ha senso, è necessario invece separare i flussi per alleggerire il traffico. Si dovranno prevedere ampie zone esterne al centro riservate ai parcheggi e da queste mezzi pubblici elettrici che portino a muoversi all’interno della città. In conclusione Avezzano ha bisogno soprattutto di un approccio sensibile e competente che ne valorizzi tutte le componenti.







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