Ci incontreremo là, dove non c’è Tenebra by Giulia Paganelli

Questa volta Pensieridemocratici l’ha fatta veramente grossa. Nella settimana dove l’argomento di discussione sarà certamente la decisione del Pd di indire le Primarie ad ottobre 2012, apriamo con un articolo “trasgressivo” (leggendo capirete) a firma di Giulia Paganelli (firma nota sul sito degli amici di ilrasoio.wordpress.com) che tratta, quasi entrando nell’animo umano, il tema, da prospettive particolari, della realtà virtuale, del corpo, dello spazio e del tempo.

Chi è Giulia Paganelli?  Lasciamo alla giovane studiosa, nata il 29.03.1983, con Laurea Magistrale in Scienze Storiche e Laurea Magistrale in Antropologia del Mondo Contemporaneo, il compito di descriversi: molto più antropologa che storica, mi occupo di indagare le dinamiche di potere che assoggettano i corpi, soprattutto sul confine labile del margine sociale e del cambiamento culturale (gender studies, migrationl studies, antropologia medica).

Un pò di musica da sottofondo e partiamo con la lettura.

Ci incontreremo là, dove non c’è Tenebra by Giulia Paganelli

Data Stellare 2054, spazio ultima frontiera. Il Pianeta Terra ha da tempo accettato una dittatura virtuale, sociale, collettiva in cui l’identità personale è stata traslata in identità virtuale e la componente fisica terrestre è stata lentamente e in modo degenerativo messa da parte.

Proviamo ad immaginare lo sviluppo e l’evoluzione di un qualsiasi Social Network (prendiamo Facebook come riferimento) fino al raggiungimento di una nuova frontiera di utilizzo: la ri-definizione dell’identità personale. L’identità personale genericamente viene data dal riconoscimento del nostro corpo all’interno di uno determinato spazio in un determinato tempo, in base alle relazione e alle dinamiche che si sviluppano tra il nostro “vivere” e quello di altri, in un continuo scambio di confronto.

Corpo, Spazio, Tempo. La triade dell’identità personale. Vero, tanto che Facebook tenta di inserire quante più informazioni possibili sulle singole individualità per poterne creare una sorta di “corpo virtuale” sempre più definito, sempre più nitido. Sei un donatore di organi? La tua impronta digitale? La tua impronta vocale? Tutto questo si muove nello scenario della privacy e della protezione di essa. I Social Networks devono garantire l’incolumità delle identità personali, ma come possono fare? Semplicemente con un paradosso, controllando e possedendo l’accesso totale alle nostre informazioni personali per non farvi accedere nessuno.

Ora noi potremmo provare ad ipotizzare un intervento governativo sui social network. I governi delle potenze economiche mondiali possono accedere e carpire le informazioni personali per “accellerare” l’arresto di un pedofilo o la ricerca di possibili donatori di organi. Il tempo come variabile si aggiunge e legittima l’utilizzo dell’identità personale , non importa se per buone o cattive intenzioni. Crea una falla nel sistema della privacy e della protezione, un precedente. E rende “possibile” l’acquisizione di qualsiasi nostro tratto personale a livello governativo. La conseguenza è semplice ma non immediata: la variabile dello spazio. Nonostante i continui attacchi politici più o meno espliciti per tenere a bada l’anarchia della rete (decreti bavaglio, rivisitazione del concetto di trasparenza informativa, capovolgimento del concetto di privacy e di intercettazione), i governi cominciano a riconoscere lentamente la dimensione spaziale del fenomeno virtuale: inizialmente utilizzando avverbi e aggettivi locativi per definire i social network (non ve ne siete forse già accorti?), proseguendo poi dando credito giudiziario e legislatico al fenomeno, trasformando la rete in un luogo dove è possibile commettere reati perchè divenuta magicamente reale. Allora via alle denunce di discriminazione, diffamazione, chiusura di siti, banner di utenti, blocco di account. Questo favorire l’azione legale dei governi contro blogger, webzine e tutta la parte indie della rete è facilmente spiegabile dall’assenza di un contorno, e ciò che non ha un contorno non si controlla. E questo contorno delle cose ci viene fornito dal luogo che esso occupa in un determinato momento e che noi vediamo essere occupato in un determinato momento.

Spazio, tempo, corpo.

Si colpisce ciò che non può essere messo a fuoco, i blog per esempio, perchè non sono obbligati al censimento pubblico di chi ci scrive. Grandissimo potere allora acquisiscono quelle società come WordPress, BlogSpot, Splinder a cui noi utenti diamo permesso di accedere alle nostre informazioni personali che utilizziamo obbligatoriamente per l’iscrizione. Ecco allora che si comincia a ri-definire se stessi e la propria identità nel panorama virtuale: si rende necessario un’accellerazione  dei processi di riconoscimento. Non possiamo inserire ogni volta tutti i nostri dati, quelli vengono memorizzati sul server che in cambio ci fornisce uno Username e una Password per accedere istantaneamente al nostro spazio virtuale. Questa triade assomiglia in qualche modo al sistema filosofico-matematico hegeliano, alla spirale dove ogni punto finale della triade precedente è inizio di quella successiva, e cosi all’infinito.

Succede infatti che dando valore prima spaziale e poi temporale ai social network, questo richieda una sempre maggiore definizione dei propri confini: spaziale, dando valore giuridico e legale a ciò che viene scritto e condiviso con altri indipendentemente dalla veridicità dell’informazione e soprattutto dall’identità personale coinvolta, temporale perchè permette la condivsione di informazioni personali in modo istantaneo con il resto del mondo. Voilà, le jeux son faits. La messa a fuoco, la delimitazione, il riconoscimento del “margine” diventa sempre più preciso. Perchè ciò che importa davvero è proprio questo, il margine. Primo perchè ci rassicura, dandoci una fine/confine delle cose che non possiamo fisicamente vedere (vi ricorda qualcosa? Forse quel magistrale monologo finale fatto da Danny Boodman T.D. Lemon Novecento?) , secondo perchè il “noi” del mondo reale si amplia fino ad includere ciò che nella vita reale è “altro-superiore”, e il nuovo “noi-ampliato” è in contrasto con l’eterno “altro”, ciò che sta al margine, il deviato, l’anormale, ciò che è diverso e dunque in contrasto con noi, inferiore.  Cosi diventa rassicurante sapere che Mr. Barack Obama è passato alla modalità Timeline nella sua pagina Facebook e poco ci importa della mancanza di notizie sull’appena conclusosi G8 perchè questa è vita a noi distante nello spazio e nel tempo, mentre Facebook.. beh Facebook è istantaneo e lo spazio appartiene superficialmente a tutti in parti uguali. Esisterà probabilmente anche un momento in cui la morte assumerà un valore virtuale, in contrasto con quel reale che ci obbliga ad impilare i cadaveri per farceli stare tutti. Spazio, ancora. E tempo, quello eterno. Perchè online tutti noi avremo il nostro spazio privato per sempre. Non è forse il sogno dell’uomo? L’immortalità nella coscienza collettiva.

Qualcuno starà pensando “Speriamo che nessun politico-governocrate-miliardario-addicted to power si accorga dell’influenza potente che spazio e tempo hanno sull’uomo”. Bimbi, too late. Quanti anni pensate possano passare prima della creazione di un social network globale e virtuale che permetta al potere di chiudere le vite reali e i corpi umani dentro alveari controllati da maxi-server? Se pensate sia fantascienza, ricordatevi che non lo sarà mai più di quanto siano stati iper-fantascientifici tutti i progressi analizzati  dagli uomini della generazione precedente. E se ci pensate, non è nemmeno cosi difficile comprendere coloro che preferirebbero una vita virtuale al dramma reale. Un progressivo inscatolamento per questioni, appunto, di spazio in esaurimento degenerante e tempo… beh quello non è mai sufficiente a priori.

Cosa accadrebbe al margine sociale? Verrebbe gradualmente dimenticato, eliminato, perduto in modo molto più semplice del previsto: non ci sono prove senza un corpo. La grande mancanza del corpo umano, unico autentico detentore delle verità sociali e culturali: ciò che è sul corpo, prova chi sei. Lo vediamo nei lunghi processi per l’ottenimento degli asili politici e dei permessi umanitari, dove le motivazioni persecutorie vengono certificate solo se lasciano segni di violenza sul corpo; l’abbiamo visto nei processi di stregoneria dove è il corpo, in particolare i demoniacissimi nei, a dimostrare l’attività sessuale con Lucifero e dunque la prostituzione della strega.  Lo vediamo nell’uso delle impronte digitali, l’abbiamo visto nei segni sui lobi frontali che la lobotomia ha lasciato su coloro che venivano rinchiusi in manicomio. Ancora spazio, quello in cui confinare il margine; di nuovo Tempo, ma questa volta interrotto cosi da non poter fornire al margine un’identità personale riconoscibile e dunque socialmente accettabile.  Allora cosa accade quando la cultura non trova corpi su cui apporre marchi e simboli significanti? La cultura si orienta al nuovo corpo sociale, globale, virtuale instaurando un’assoggettamento nuovo, in larga scala legato alle variabili spazio-tempo, rendendole necessarie e sufficienti al nuovo ordine sociale. Una sorta di dittatura sociologica e inconscia che permette in un solo colpo di ri-definire l’identità personale eliminando la componente fisica ed estromettendo il margine perchè privato di spazio e tempo.

Attenzione, il Potere non è mai un mezzo. Il Potere è sempre il fine per il Potere. Allora chi riesce a maneggiare lo spazio e il tempo, creando degli spettri strutturanti ma strutturati a loro volta, riesce ad avere potere e controllo non solo su noi tutti, ma anche sul nostro spazio reale e sul nostro tempo autentico riducendone il valore, giocando con il passato, il presente e il futuro, modificando la Storia, perchè senza il cadavere non c’è prova dell’omicidio. Inoltre, l’eliminazione del corpo permette l’esaurimento di ciò che è palesemente diverso dalla maggioranza, creando un tripudio della Democrazia Moderna. Alcuni staranno pensando che tutto ciò è evitabile tramite la memoria.  Ora però vi faccio una domanda: avete idea di quanto sia semplice modificare un ricordo? Quanto è mortale per l’autenticità della memoria un’idea volontariamente innestata? Basti pensare alla sopravvivenza del Capitalismo contro ogni ragionevole previsione: convertire lussi in necessità grazie alla persuasione sociale-collettiva.

La soluzione esiste?  Per quanto difficile, l’unica soluzione è la presa di coscienza e la negazione del proprio corpo. Rendendolo indipendente dalle trame del Potere, spingendo la nostra stessa Vista alla determinazione dell’identità personale non solo attraverso la triade che abbiamo dimostrato essere corruttibile e modificabile, ma osservandola sempre in relazione al sistema a cui fa riferimento da un punto di vista esterno, cosi da poterne captare il movimento, il cambiamento.  Contemporaneamente, solo spostando la coperta della superficie capiremo che nessuno vince mai: è vero che attraverso la rete possiamo smascherare più velocemente i pedofili, per esempio. Nessuno però ammette che grazie alla rete i pedofili stessi fanno più vittime e che molti, spinti da quella morale virtuale che viene continuamente modificata a seconda dei gusti dei governocrati, trovano il coraggio di commettere atti che diversamente reprimerebbero. È vero, ad esempio, che le informazioni  in rete girano senza controllo, in un vortice caotico e che spesso coprono anche le domande che devono essere ancora fatte. Allo stesso tempo, però, è questa anarchia informativa che permette l’aggregazione attraverso la conoscenza dei fatti reali, fino al raggiungimento di rivoluzioni giudicate impossibili fino a tre secondi prima. E contemporaneamente il terreno per la falsa notizia, la diffamazione, l’inesattezza strumentale delle informazioni diventa fertile e produttivo grazie al fertilizzante dai giochi di potere sulla ri-definizione continua e completamente illogica dell’identità personale virtuale in relazione con l’identità collettiva e dal desiderio del controllo delle masse. Condizione necessaria e sufficiente per la sopravvivenza del corpo umano e del corpo collettivo è il non assogettamento dello spazio virtuale alle dinamiche di potere che ormai veicolano gli spazi reali, cosi da poter sempre lasciare una falla, un buco, un’imperfezione nella maglia stretta della rete e questo lo si fa solo eliminando del tutto quella connessione costante col “tutto e subito” che ha governato la vita delle democrazie occidentali dal 1609.

Giulia Paganelli

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