La manovra camaleontica, lo sdegno dei cittadini e lo sciopero della Cgil. By Enrico Monaco

Riceviamo e pubblichiamo un intervento del nostro amico Enrico Monaco (ilrasoio.wordpress.com). Da segnalare che l’articolo è stato prodotto qualche giorno addietro, quindi prima dell’adesione dell’ultima ora del Partito Democratico allo sciopere Cgil, decisione che ci riempie di gioia.

Alla fine di un’estate che non ha lasciato tregua agli italiani arriva l’ennesima manovra economica. O forse sarebbe più corretto dire arriverà, perché nel giro di una settimana abbiamo visto cambiare questo “insieme di provvedimenti” più volte, e con le divisioni interne alla maggioranza non possiamo dire quanto ancora dovremo aspettare per sapere di che morte dobbiamo morire.

Vista la natura caotica e la rapidità con cui cambia il testo, non è facile entrare nel merito, quindi mi limiterò a far notare quali categorie sociali intende colpire (o avvrebbe voluto) il governo.

Pensioni: inizialmente c’era l’idea di mettere mano al sistema pensionistico colpendo direttamente i redditi dei pensionati. Successivamente si è passati alla proposta di innalzare l’età pensionabile, per risparmiare soldi nel medio termine. Al momento però l’opposizione della Lega e dei sindacati ha portato all’accantonamento di questa proposta.

Lavoratori: il Governo punta al superamento del contratto nazionale di lavoro, proponendo di spostare la contrattazione sulle singole aziende e sui territori, con regolamenti che possono prevedere agili licenziamenti. Questo porterebbe alla balcanizzazione dei contratti di lavoro, mettendo nelle condizioni i lavoratori di trovarsi da soli davanti al datore di lavoro e senza un potere contrattuale collettivo. Verrebbe messo in discussione lo statuto dei lavoratori e si colpirebbe mortalemente il ruolo dei sindacati stessi. In questo modo si potrebbero generare migliaia di situazioni simili a quelle create a Pomigliano d’Arco e Mirafiori.

Giovani: un’altro provvedimento aveva reso impossibile riscattare gli anni di università e di leva ai fini contributivi. Ritirato.

Statali: il contributo di solidarietà inizialmente avrebbe dovuto colpire i redditi al di sopra dei 90.000 euro, ma siccome questo avrebbe danneggaito l’elettorato di centro-destra è stato modificato. Ora il “prelievo” ricadrà solo sui dipendenti pubblici, già massacrati dalle precedenti manovre: i magistrati hanno già fatto notare come sia incostituzionale tassare una sola categoria con un provvedimento di carattere generale. Staremo a vedere.

Enti locali: altra proposta è stata quella di tagliare ulteriormente (già ci aveva pensato la precedente manovra) le risorse destinate alle Regioni, ai Comuni e alle Province. Nessuno mette in dubbio che vi siano degli sprechi anche in questi contesti, ma tagliare le amministrazioni locali che hanno avuto storicamente un ruolo determinante nello sviluppo del nostro paese è quantomeno pericoloso. In ogni caso questa possibilità ha visto mobilitare velocemente sindaci di opposti schieramenti (manifestazione di Milano) e governatori di regioni anche di centro-destra (come Formigoni e Polverini). I tagli descritti al momento sono stati ridotti, ma permangono, come lo stato di agitazione delle amministrazioni locali.

Consumatori: non si è ancora capito se l’aumento di un punto d’Iva o di due sarà introdotto nella manovra. Permangono forti dubbi a causa degli effetti depressivi che potrebbe avere sull’economia.

Questi sono i principali provvedimenti che come si può notare colpiscono le fasce più deboli della popolazione, coloro che in questi giorni sono stati definiti “i soliti noti”. Mentre la Bce compra i nostri bond e chiede come contropartita riforme strutturali, in risposta dall’Italia arriva una manovra che si fa fatica a riassumere e dai tratti profondamente iniqui. A causa dello sdegno generalizzato, sono poi arrivate proposte per colpire le aziende fittizie create per nascondere capitali, la Tobin Tax che colpisce le grandi aziende e la promessa di una lotta senza quartiere all’evasione fiscale: il decreto e gli strumenti ci sono, anche se risulta quantomeno insolito immaginare il Governo in questa veste da “partito degli onesti”. Sarà felice Alfano.

Abbiamo assistito in ogni caso ad una serie di proteste in ordine sparso che hanno visto le varie categorie, contestare ila maggioranza sui punti che li riguardavano direttamente: sindaci, governatori e sindacati. Anche la Confindustria si è dichiarata insoddisfatta della manovra, pur avendo ottenuto l’impegno per la distruzione dell’articolo 18.

Questo è avvenuto a mio parere perché l’opposizione non riesce a raccogliere il dissenso e renderlo organico. In particolare il Partito Democratico, forza che si pone come perno del centro-sinistra, ha dimostrato di oscillare tra la piazza e i giochi di palazzo (il cui compagno preferito rimane Casini); perennemente in ritardo rispetto alla volontà della sua base e all’azione dei cittadini, non si è distinta neanche sulla proposta di raccolta delle firme per il ritorno al Mattarellum: ha lasciato libertà ai cittadini. Così è toccato alla Cgil, lasciata sola da Cisl e Uil,  porsi come punto di riferimento della protesta e dell’opposizione alla manovra e all’incapacità del Governo. La Camusso ha indetto lo sciopero generale per il 6 settembre, presentando una contromanovra: caratterizzandosi quindi per un sforzo propositivo, oltre che per la manifestazione di dissenso. Penso che vista la situazione lo sciopero raccoglierà una vasta adesione. Infatti  si sono già verificate delle defezioni tra le file della Cisl rispetto alla linea della segreteria nazionale: una parte dei lavoratori appartenenti al quel sindacato hanno dichiarato che parteciperanno allo sciopero. Sel e Idv hanno fin da subito appoggiato la scelta della Cgil. Il Pd invece, che si era dimostrato favorevole inizialmente per bocca del suo segretario, ha deciso di non appoggiare ufficialmente lo sciopero.

La giornata del 6 settembre si prefigura come l’inizio di un autunno che sarà decisivo nel modificare il quadro politico, economico e sociale del nostro paese. Sembra quindi arrivato il momento di rompere gli indugi e prendere decisioni nette e chiare, perché chi vuole tenere i piedi in più scarpe rischia di finire male o di diventare marginale, come sta succedendo ad un Governo logorato da uno scontro interno, a Cisl e Uil abbandonati e mal visti da una parte dei loro iscritti e alla dirigenza del Pd che nei fatti non coglie le innumerevoli occasioni per rappresentare il suo popolo, che sempre più autonomamente partecipa al processo di cambiamento del nostro paese.

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Filed Under: FeaturedLavoro e Welfare

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